

Carmelo Micieli
Benvenuto nel mio sito di Art Collection, una selezione di opere fotografiche realizzate in anni di ricerca svolta con passione. Sono paesaggi meditativi dove ogni fotografia è accompagnata da parole che ascoltano, più che descrivere. Sono stampe per arredare e impreziosire qualunque ambiente. Regalare un’opera d’arte è un’idea originale. Contattami per stampe & collaborazioni.
Portfolio

Carrubo
I campi dorati si distendono come un mare di luce sotto un cielo d’un blu profondo, mentre un carrubo si erge al centro, custode di un paesaggio eterno. Le linee orizzontali nette creano un ritmo visivo che calma lo sguardo, e la nuvola sottile che danza sopra l’albero sembra un soffio d’anima, un pensiero che si dissolve nell’infinito. È un’immagine che parla di solitudine armoniosa, di tempo sospeso, e dell’intimo dialogo tra terra e cielo

Collina
La collina si distende come un corpo addormentato sotto un cielo limpido, e la luce accarezza le sue curve con delicatezza pittorica. È un’immagine che parla di armonia e radici, di un legame intimo tra la terra e l’eterno, dove ogni linea e ogni ombra sembrano sussurrare la poesia del paesaggio stesso.

Dialogo d’ombra e luce
Due alberi si fronteggiano nel silenzio di una collina, come antichi amici che si parlano senza parole. La luce scivola morbida sui campi, disegnando onde di verde che respirano con la terra. Ogni curva, ogni ombra, è un gesto lento della natura che pensa, che attende. In questa geometria di quiete, il tempo si piega, e tutto sembra possibile nella semplicità di un mattino eterno.

La danza dei papaveri
Sulla collina vestita di rosso, dove il vento danza tra i papaveri e accarezza il respiro della terra, un albero solitario veglia come un antico custode del tempo. La sua ombra si posa lieve sui fiori ardenti, mentre il cielo, limpido e immenso, si stende come un mare d’azzurro. In questa quiete sospesa, la natura parla sottovoce — di memoria, di attesa, e di quella bellezza che vive solo nel silenzio del presente.

L’eco dorata del tramonto
Quando il sole scivola lento oltre l’orizzonte, il campo di papaveri e margherite si accende d’un ultimo respiro d’oro. Rosso e giallo si intrecciano come ricordi e promesse, mentre l’aria trattiene l’incanto del giorno che muore. Ogni fiore, baciato dalla luce morente, sembra sussurrare una preghiera al cielo infuocato: che la bellezza, almeno per un istante, possa durare per sempre.

La casa dai vetri del cielo
Tra onde gialle di fiori selvatici, una piccola casa riposa nel silenzio del vento. Le sue finestre, azzurre come l’infinito, riflettono sogni di mare in un mare di terra. Sotto un cielo che promette pioggia e luce, la solitudine si fa dolce come primavera.

La finestra del tempo
Un’antica finestra di pietra si lascia avvolgere dall’abbraccio paziente della natura. Le campanule blu, come piccoli occhi del cielo, fioriscono tra le foglie che si arrampicano lungo il muro consumato dal tempo. Il passato e il presente si incontrano in un respiro verde e azzurro, dove la pietra parla di memoria e il fiore risponde con la promessa della vita che continua, ostinata e leggera.

La regina del pascolo sotto il cielo d’estate
Sul colle verde, una mucca si staglia contro l’azzurro del cielo, tra nuvole che scorrono lente come pensieri antichi. L’erba ondeggia ai suoi passi, il vento le sfiora il manto bianco e nero, e tutto il paesaggio respira la calma eterna della campagna.

Le onde della terra
La collina si stende come un mare di zolle, e il sole al tramonto ne accarezza i solchi con dita d’oro e d’ambra. Le linee del terreno, precise e vive, raccontano la pazienza del lavoro umano e il respiro profondo della natura. In questa distesa silenziosa, la terra sembra muoversi, ondeggiare, come se anche lei avesse memoria del vento e del tempo, come se aspettasse, quieta, il miracolo del seme che torna vita.

Le stanze del tempo
Muri di pietra disegnano la pazienza dell’uomo, confini antichi che respirano con la terra. Tra le pieghe dorate dei campi, gli alberi si alzano come custodi silenziosi di memorie contadine.
Ogni ombra, ogni linea, racconta un’estate senza tempo, dove il cielo e la terra si sfiorano in quieta eternità.

Onde di terra
Questa fotografia è un inno alla solitudine e alla quiete della terra. Le colline, morbide e dorate come onde immobili, sembrano respirare sotto la luce calda del sole, mentre un solo albero si staglia contro il cielo limpido, come un pensiero che resiste al silenzio. Le linee sinuose del terreno guidano lo sguardo in un ritmo lento, contemplativo, dove ogni curva racconta la carezza del vento e il passaggio del tempo. È un’immagine di equilibrio e purezza, dove la semplicità diventa poesia e l’orizzonte si fa meditazione.

L’albero che ascolta il silenzio
Su una collina che pare scolpita dal vento, un solo albero veglia. La nebbia avvolge le forme lontane come un ricordo che sfuma, mentre le onde dei campi scorrono morbide, quasi un respiro della terra. Nel bianco sospeso del cielo, tutto tace: la luce è un sussurro, il tempo un passo lento, e quell’albero solitario diventa un pensiero che non osa svanire.

Terra e luce
Questa fotografia artistica cattura un paesaggio rurale essenziale e armonioso, dominato da due alberi solitari che emergono su un terreno arato. Le fasce di colore — dal marrone caldo della terra al verde intenso dell’erba in primo piano — creano un effetto pittorico di grande equilibrio visivo. La luce naturale, morbida e radente, esalta i contrasti tonali e le texture del suolo, trasmettendo una sensazione di quiete, isolamento e ordine naturale. Un’opera che unisce minimalismo compositivo e forza evocativa.

La collina delle stagioni
Una fila di alberi allineati sull’orizzonte divide con precisione il cielo pallido dal paesaggio terrestre, creando una struttura geometrica e quasi pittorica. I contrasti cromatici tra il giallo del grano, il verde degli alberi e l’azzurro del cielo evocano una sensazione di calore estivo, serenità e ordine rurale.

Radici di luce
Sullo sfondo, i solchi ondulati del campo mietuto e la presenza isolata di una balla di fieno suggeriscono il ritmo ciclico della terra e il passare delle stagioni. La composizione è costruita su un equilibrio tra semplicità e profondità simbolica: l’albero, leggermente decentrato, diventa emblema di resilienza e armonia con l’ambiente circostante. L’uso di colori saturi e della luce diffusa conferisce alla scena un’atmosfera quasi onirica, in bilico tra realtà e pittura. L’opera mette in evidenza un momento di campagna in una meditazione visiva sulla bellezza e la continuità della natura.

S. Giacomo
Un solo albero veglia sul mare d’erba, custode silenzioso di colline che respirano luce. La nebbia, come un velo di sogno, accarezza le valli lontane, mentre il verde si piega dolcemente al ritmo del vento e del tempo.

Silenzi d’estate
Le mucche, disposte orizzontalmente sul crinale di un prato fiorito, appaiono come note di una melodia visiva che si fonde con il cielo azzurro e il verde dorato dell’erba. La composizione, semplice e bilanciata, trasmette una sensazione di armonia naturale e di tempo sospeso. I colori saturi e una leggera grana pittorica avvicina la fotografia al linguaggio della pittura impressionista, evocando la tranquillità dei paesaggi rurali di fine Ottocento. L’orizzonte basso esalta l’ampiezza del cielo, mentre la presenza discreta degli animali suggerisce un dialogo silenzioso tra vita e paesaggio. L’opera diventa così un inno alla lentezza, alla luce e alla poesia della natura quotidiana.

Solitudine fertile
In questa fotografia, la natura si racconta con linee e contrasti essenziali. Un solo albero, radicato nella terra arata, emerge come simbolo di resilienza e quiete. Le fasce di colore — il marrone caldo del terreno e il verde vivido del prato — si incontrano in un equilibrio armonico, quasi pittorico. L’immagine evoca il ritmo del tempo agricolo, la solitudine creativa del paesaggio e la poesia silenziosa della vita che resiste e fiorisce anche nella semplicità più austera.

Fiume di terra
La collina si piega come un mare dorato, scandito da solchi che il tempo ha inciso con dolce pazienza. Un nastro rosso taglia il silenzio del grano, e due alberi, come naufraghi, si cercano ombra e compagnia. Tutto ondeggia, tutto respira: la terra canta la sua calma eterna.

Il respiro della collina
Linee scure attraversano il campo come vene di una terra viva, mentre un solo albero, custode silenzioso, veglia sul paesaggio. Ogni solco racconta il passaggio dell’uomo e del tempo, ogni ombra sussurra il ritmo lento della natura che riposa e attende.

Solchi di vita
Distese di colline si rincorrono come onde silenziose in un mare dorato.
Il sole accarezza la terra arata, disegnando solchi che respirano vita e attesa. Ogni curva, un respiro antico; ogni ombra, un ricordo del tempo che passa lento, mentre l’orizzonte si dissolve in una quiete senza fine.

Il respiro del carrubo
Nel mare dorato del grano maturo, un solo albero veglia —
ombra silenziosa, custode di quiete. Il vento danza tra i campi come un sussurro antico,
e la terra, spaccata dal sole, racconta storie di resistenza. Qui, la solitudine non pesa: respira, cresce, vive.

Il guardiano del tempo
Sotto un cielo d’ambra e nuvole sospese, il toro veglia, immobile come una statua antica. Alle sue spalle, la montagna respira nebbia e memoria, mentre l’autunno stende la sua polvere dorata sui campi. C’è quiete, c’è attesa — e in quello sguardo fermo si riflette l’eterno dialogo tra la terra e il tempo.

L’albero della resilienza
In questa immagine la natura racconta la propria forza silenziosa. L’albero, radicato in una terra arida e spoglia, si erge come un simbolo di resistenza: metà delle sue fronde è secca, ma l’altra metà esplode di vita, verde e rigogliosa, abbracciando il cielo che sfuma dall’oro del tramonto all’azzurro della speranza. È un dialogo tra luce e ombra, morte e rinascita, fragilità e potenza. L’opera sembra sussurrare che anche nel cuore della desolazione la vita trova sempre un modo per rifiorire.

La danza del vento
Quest’albero si erge come una nota musicale sospesa nell’aria, il suo tronco sinuoso racconta la storia del tempo e delle intemperie. Curvo ma non spezzato, sembra danzare con il cielo, seguendo il ritmo invisibile del vento e della vita. Le sue radici affondano nella terra, ma la sua anima tende verso l’alto, leggera e libera. È un simbolo di grazia nella resistenza, di armonia tra forza e fragilità, un inno silenzioso alla bellezza imperfetta della natura.

Respiro di luce
Questa fotografia trasforma il bosco in un sogno dorato, dove ogni raggio di sole sembra accarezzare la terra con dolcezza. Le sfumature calde e il verde brillante creano un’atmosfera sospesa, quasi pittorica, in cui la natura diventa poesia visiva. L’albero in primo piano, con la sua forma sinuosa, appare come una figura danzante immersa nella quiete del mattino. È un invito a perdersi nel silenzio luminoso del bosco e a ritrovare, tra luce e ombra, il ritmo lento della vita.

Respiro d’acqua
L’onda accarezza la riva come un pensiero che svanisce, tracciando sulla sabbia la memoria del suo passaggio. Il mare sussurra in movimenti di luce e silenzio, una danza liquida che unisce cielo e terra nell’eterno ritmo del ritorno.

Equilibrio di colori
In questa fotografia scattata nel borgo di Marzamemi, il paesaggio urbano costiero si trasforma in un delicato gioco di riflessi e tonalità. Le facciate pastello delle case, scandite da geometrie semplici, si rispecchiano nelle acque calme, creando un equilibrio visivo tra costruito e naturale. Al centro della composizione, la barca rossa diventa il punto focale, una nota vibrante che interrompe la quiete cromatica e attira lo sguardo dello spettatore. L’immagine si distingue per la sua armonia tonale e la chiarezza della luce, che rivela la poetica del quotidiano: il piccolo borgo marittimo, sospeso tra immobilità e vita. La fotografia diventa così un racconto silenzioso sulla coesistenza tra uomo e mare, tra colore e calma, tra presenza e riflessione.

L’attesa silenziosa
“L’attesa silenziosa” è una fotografia intrisa di memoria e quiete. Il soggetto principale – una vecchia casa in pietra, segnata dal tempo, con infissi consumati dall’umidità e una sedia bianca solitaria appoggiata al muro – evoca un senso di assenza umana che, paradossalmente, diventa presenza. L’atmosfera è rarefatta, sospesa tra il mare placido e il cielo velato, che insieme avvolgono la scena in tonalità calde e desaturate. Lo spettatore si trova in un luogo dove ogni elemento racconta storie passate: la porta sbarrata, le crepe nei muri, la sedia vuota. Quest’opera trasmette una poetica dell’abbandono e dell’attesa, una malinconia non triste ma contemplativa, in cui il silenzio diventa il vero protagonista.

Oltre la soglia
La barriera di canne, semplice e naturale, si erge netta tra lo spettatore e il mare, ma presenta un varco centrale che diventa il punto focale della composizione. Questo spiraglio cattura lo sguardo e invita alla scoperta di ciò che si trova oltre — un frammento di spiaggia, il mare, e una figura umana che sembra quasi sfuggente. La luce calda e morbida enfatizza le texture della sabbia e del legno, creando un’atmosfera sospesa tra attesa e desiderio. Il contrasto tra l’ordine artificiale della staccionata e la naturale irregolarità delle dune suggerisce un equilibrio fragile tra controllo e libertà. L’immagine, apparentemente semplice, è in realtà una riflessione visiva sul concetto di soglia, sul vedere senza poter ancora toccare.

Oro liquido
In questa fotografia, il mare e il cielo si fondono in una continuità cromatica che trasforma la realtà in visione. L’oro del tramonto — o dell’alba, volutamente ambiguo — avvolge ogni elemento in una luce uniforme e vibrante, cancellando i confini tra acqua, aria e fuoco. Le onde, morbide e appena mosse, riflettono la luce solare come metallo fuso, evocando un senso di calma e di misteriosa eternità. L’opera si distingue per la sua essenzialità: nessun elemento disturba la contemplazione, nessuna figura umana media l’esperienza. È un’immagine pura, quasi astratta, dove il fotografo si fa testimone silenzioso di un momento cosmico, in cui la natura si esprime con la semplicità e la forza della luce.

Sospensione marina
In “Sospensione Marina”, è un momento di quiete assoluta su una spiaggia deserta, dove cielo, mare e sabbia si fondono in tonalità tenui e uniformi. L’orizzonte sfocato e il movimento morbido delle onde creano una sensazione di sospensione temporale, come se il tempo si fosse dilatato. Le nuvole basse e dense rafforzano un’atmosfera introspettiva, quasi malinconica, invitando l’osservatore a una contemplazione silenziosa. La composizione minimalista è potente nella sua semplicità: l’assenza di elementi umani amplifica la vastità e l’intimità della scena, rendendola un riflesso visivo di quiete interiore.

Sospensione mediterranea
L’immagine cattura un momento di quiete sospesa, dove la semplicità architettonica e la luce tenue del Mediterraneo diventano protagoniste silenziose. La scena è costruita su linee geometriche essenziali: muri chiari, una scala grezza, un parapetto in ferro battuto che disegna un confine tra la terra e l’orizzonte marino. Al centro visivo e simbolico, un gatto cammina lungo il margine, incarnando la leggerezza e l’indipendenza del vivere quotidiano. La fotografia gioca sul contrasto tra la solidità materica delle pietre e la leggerezza atmosferica del cielo, restituendo una sensazione di equilibrio, solitudine e contemplazione. È un frammento poetico di calma mediterranea, dove ogni elemento — luce, spazio e presenza animale — dialoga in un’armonia sospesa.

Attesa al numero 20
Due sedie vuote custodiscono il silenzio di un pomeriggio antico. La porta, sbiadita dal tempo e dal sale, racconta storie di voci e risate perdute. Il muro, ferito e dorato, trattiene la memoria di mani che l’hanno costruito. Tutto tace, eppure sembra che qualcuno stia per tornare — forse solo il vento.

Scoglio solitario
“Scoglio solitario” è un frammento d’eternità immerso nel respiro del mare.
Là, dove l’acqua si fonde col cielo, uno scoglio emerge come un pensiero antico, saldo e silenzioso, custode del tramonto che lo accarezza. Intorno, il mare si tinge d’ambra e di porpora, e ogni onda sembra sfiorarlo con una carezza che sa di lontananza. È un’isola di quiete nel fluire del mondo, un cuore di pietra che ascolta il canto delle maree. La luce si spegne piano, e l’ombra si stende come un velo di pace: lo scoglio resta, immobile e solo, ma nel suo silenzio brilla la dignità delle cose che non chiedono nulla, e semplicemente sono.

L’ombra del silenzio
Nel deserto dorato, dove il vento disegna il tempo sulla sabbia, un’unica ombra si allunga come un pensiero dimenticato. Il cielo, immobile e turchese, osserva senza parlare. Tutto tace, eppure tutto vibra — nel respiro invisibile della solitudine.

Le reti del vento
Tra dune d’oro e mare d’azzurro, le reti abbandonate sussurrano storie di mani e tempeste. I pali, come guardiani silenziosi, fissano l’orizzonte immobile. Il tempo qui non scorre — si posa, lieve, come sabbia sul respiro del mare.

L’autunno sul mare_01
Questa fotografia cattura un paesaggio sospeso tra calore e quiete: dune dorate si distendono fino all’orizzonte, dove il mare incontra un cielo velato da una luce morbida e ambrata. L’atmosfera è calma, quasi immobile, come se il tempo si fosse fermato. Le onde leggere della sabbia e il verde discreto della vegetazione evocano un autunno non fatto di foglie cadenti, ma di tonalità più calde e di un silenzio contemplativo. È un autunno del sud, dove la malinconia si mescola alla serenità del vento e al respiro lento della terra.

L’autunno sul mare_02
In questa fotografia, l’autunno si manifesta non attraverso i colori accesi delle foglie, ma in una luce dorata e malinconica che avvolge la spiaggia deserta. I pali inclinati e i teli logorati dal vento diventano simboli di un tempo che passa, di una stagione che si ritira lasciando dietro di sé solo il suono sommesso delle onde. La composizione, essenziale e silenziosa, trasmette una sensazione di sospensione e di dolce abbandono: è il momento in cui l’estate svanisce e la natura sembra trattenere il fiato prima del riposo. L’atmosfera è calda ma fragile, evocando la poesia delle cose che lentamente si dissolvono.

L’autunno sul mare_03

L’autunno sul mare_04
Sulla riva quieta, dove il mare respira piano, una torre bianca veglia sul tempo che tace. Il cielo e l’acqua si confondono in un abbraccio d’ambra, e l’estate pare solo un ricordo sospeso nell’aria. Ogni onda che muore racconta una storia di attesa, una promessa lasciata al vento del mattino.

L’autunno sul mare_05

L’autunno sul mare_06

Il silenzio che guarda il mare
Seduto sull’altalena immobile, l’unico spettatore contempla un orizzonte che respira lentezza. Il vento sfiora le fronde secche dell’albero, che pare custodire memorie antiche, mentre il mare, disteso come una promessa, riflette colori che sanno di quiete. La luce dorata avvolge tutto in una calma sospesa, e il tempo, per un istante, smette di avanzare. È qui che nasce la pace: nell’incontro silenzioso tra un’anima e l’infinito.

Riflessi di luce
“Riflessi di luce” è un sussurro d’inverno che si specchia nella quiete. Un albero solitario veglia accanto a un muro di pietra, antico come il tempo, mentre l’acqua ferma della pioggia ne raccoglie l’immagine come un segreto custodito dal cielo. Tutto è doppio — il mondo e la sua ombra, la luce e la memoria di essa. Nel riflesso, l’albero sembra galleggiare tra terra e sogno, e il muro diventa confine tra realtà e silenzio. La luce, fragile e limpida, si posa sull’acqua come una carezza, trasformando l’effimero in eternità. È un istante sospeso, dove la natura si contempla da sé — e in quel dialogo di pietra, cielo e riflesso, il tempo si ferma a respirare.

L’abbraccio della marea
In questa piccola insenatura protetta da braccia di roccia, il mare arriva in punta di piedi, come un ospite che non vuole disturbare. Le onde, allungate dal lento respiro dell’acqua, accarezzano la sabbia con gesti morbidi, cancellando per un momento ogni confine tra terra e oceano. Il cielo, sospeso tra il viola del crepuscolo e l’azzurro che svanisce, sembra trattenere un segreto, riflesso nell’acqua calma che raccoglie la luce dell’ultimo giorno. È un luogo in cui il tempo indugia, dove ogni onda racconta una storia antica e silenziosa, e la costa ascolta, immobile e paziente. Un istante fragile e infinito, catturato tra il respiro del mare e il battito della terra.

Inaspettati approdi_01
Il mare, mi seduce, la sua natura selvaggia mi affascina.
Del paesaggio marino, mi attrae la linea di costa. È una frontiera dove, sin dai tempi della creazione, elementi opposti, acqua e terra, ci ricordano la nascita, come quando le acque materne ci hanno consegnato alla terra. In questi luoghi l’uomo ritorna sempre e scopre “approdi inaspettati”: forme di vita effimere, poetiche, sempre nuove. La mia ricerca interiore nasce qui, dove vorrei poter percepire e fotografare il suono dell’assenza e del vuoto. Non una contemplazione, ma un’immersione nello spazio per catturare il tempo e congelarlo. Gli approdi inaspettati sono figli della luce, sospiri di un moto perpetuo in cui lo sguardo, rapito, si immerge sempre con insaziabile curiosità e infinito stupore. Non posso fare altro che ascoltare.

Inaspettati approdi_02

Inaspettati approdi_03

Inaspettati approdi_04

Inaspettati approdi_05

Inaspettati approdi_06

Inaspettati approdi_07

Inaspettati approdi_08

Inaspettati approdi_09

Inaspettati approdi_10

Inaspettati approdi_11

Inaspettati approdi_12

Inaspettati approdi_13

Inaspettati approdi_14

Inaspettati approdi_15

Inaspettati approdi_16

Autunno
Il respiro dorato del bosco
Nel silenzio del bosco, l’autunno stende il suo manto di rame e d’oro. I raggi del sole filtrano tra gli abeti, accarezzando il muschio antico che abbraccia le radici del tempo. Ogni foglia caduta è un sospiro caldo della terra, ogni ombra, un segreto che la luce non osa svelare.

Il respiro dorato del bosco
Il pendio si veste d’oro, e il vento, complice, accarezza le foglie come un pittore distratto. Ogni ramo trattiene un raggio di sole, ogni passo sussurra un addio lieve all’estate. Nell’abbraccio caldo dell’autunno, la foresta respira silenziosa, cullata dal dolce canto del tempo che passa.

Il sentiero d’oro dell’autunno
Nel silenzio dorato del bosco, il sentiero si perde tra gli abbracci degli alberi, dove l’estate sussurra ancora tra i rami e l’autunno stende il suo manto di fuoco e miele. Ogni passo sembra un ricordo che si dissolve nella luce calda del tramonto, e l’aria profuma di terra, di tempo, di quiete infinita.

Sussurri d’autunno
Nel silenzio del bosco, le betulle si ergono come antiche sentinelle, immerse in un respiro di nebbia dorata. Il tappeto di foglie rosse e gialle arde dolcemente ai piedi degli alberi, mentre la luce del sole filtra come un sogno lontano, accarezzando la terra e il tempo che sfuma.

Quando il tempo si fa colore
“Quando il tempo si fa colore” è un respiro sospeso tra istante e eternità. Il bosco, vestito d’autunno, si lascia attraversare da una luce gentile che trasforma l’aria in oro liquido. Le foglie, ormai stanche di restare, si abbandonano al vento come pensieri che scendono leggeri, tingendo il suolo di rame e di miele. Ogni tronco custodisce il silenzio di ciò che è stato, mentre il cielo, intravisto tra i rami, si dissolve in un azzurro che sfuma nel ricordo. È il tempo stesso che, smettendo di correre, si scioglie in colore: un’eco di giorni passati, un preludio d’inverno, un abbraccio tra luce e ombra dove anche l’attimo si scopre infinito.

Fragile splendore
“Fragile splendore” è il canto lieve di un attimo che sa di fine e di meraviglia. Nel cuore del bosco, un castagno si erge come un lume antico, la sua chioma d’oro tremante nell’aria quieta d’autunno. Le foglie, sottili come pensieri, trattengono l’ultimo calore del sole, e nel loro giallo si riflette la malinconia del tempo che passa. C’è una grazia silenziosa in quella fragilità: la bellezza che non teme di svanire, la forza che si piega senza spezzarsi. Intorno, il bosco respira piano, come per non disturbare la delicatezza di quel momento sospeso. È il miracolo dell’autunno — quando anche la resa diventa luce, e la vita, nel suo disfarsi, trova la forma più pura della bellezza.

La stagione che arde
Sembra che la collina respiri fuoco e luce. Gli alberi, incendiati dall’autunno, si rincorrono in onde di rosso vivo, come fiamme che salgono lente verso il cielo. Più in basso, un unico albero dorato si accende come un sole terrestre, un faro di luce tra il verde ancora resistente dell’estate passata. La foresta appare come un mare in trasformazione: rossori che ardono, gialli che brillano, verdi che sussurrano ricordi di giorni più caldi. Ogni chioma è un pennello di colore, ogni ombra una carezza. È un istante sospeso, in cui la natura non muore: cambia pelle. E in questo suo mutare, diventa meraviglia pura.

Declinazioni d’autunno

Geometrie
In questa fotografia la luce dorata del tramonto scolpisce le pietre come se volesse rivelare il segreto equilibrio tra tempo e materia. Le finestre, vuote e perfette, incorniciano un frammento d’azzurro che pare sospeso tra sogno e realtà. Le linee orizzontali e verticali costruiscono una musica visiva di proporzioni, dove l’architettura antica diventa astrazione, quasi pittura. È un dialogo tra pieni e vuoti, tra la memoria che resiste e il cielo che dimentica. Un frammento di muro che si fa poesia dell’attesa, una meditazione sulla forma che resta quando il mondo tace.

D’aria e pietra
In questa fotografia il cielo si apre come una pagina immacolata, su cui il volo di un gabbiano traccia un pensiero leggero e solitario. Le rovine di pietra e la casa azzurra dialogano tra loro come due memorie: una antica, scavata dal tempo, l’altra viva e dipinta di presente. La luce del sud — chiara, quasi liquida — unisce ciò che è stato e ciò che ancora respira, fondendo l’architettura umana con l’infinito silenzio del cielo. È un’immagine di equilibrio e sospensione, dove la fragilità dell’esistenza incontra la serenità dell’eterno.

Silenzio sul bastione
La fotografia cattura l’incontro tra la pietra e il cielo, tra la solidità del passato e la leggerezza del presente. Le mura antiche, illuminate da una luce dorata, si stagliano contro un cielo vibrante di nuvole e di libertà. Un gabbiano posato, immobile, osserva l’orizzonte, mentre altri uccelli solcano l’aria, simboli di un tempo che scorre oltre la materia. L’immagine è un equilibrio di quiete e movimento, un dialogo poetico tra la terra e l’infinito.

Memorie di pietra e mare
Questa fotografia cattura la suggestiva bellezza della tonnara di Vendicari, antico testimone del legame tra l’uomo e il mare. Le rovine dorate, scolpite dal tempo e illuminate dal sole, si stagliano contro un cielo intenso e un mare profondo, creando un contrasto vibrante tra la quiete del presente e l’eco del passato. Il camino svettante e le mura spezzate raccontano storie di lavoro, di vita e di abbandono, mentre l’acqua azzurra riflette con serenità ciò che la pietra conserva con memoria. Un dialogo silenzioso tra natura e storia, fissato nella luce di un giorno eterno.

Vendicari_01

Vendicari_02

Vendicari_03

Vendicari_04

Etna_Paesaggio dantesco_03

Etna_Paesaggio dantesco_04

Etna_Paesaggio dantesco_06

Etna_Paesaggio dantesco_09

Etna_Paesaggio dantesco_15
La montagna scura si erge come un trono di cenere sotto un cielo gravido di nubi, evocando i gironi infernali descritti da Dante Alighieri. La terra, nuda e bruciata, pare ancora fumare dal fuoco eterno; i ciuffi d’erba e i fiori pallidi si aggrappano alla vita come anime penitenti in un paesaggio condannato. Sui crinali, minuscole figure umane, come anime solitarie contemplano l’abisso — simbolo dell’uomo di fronte alla vastità del peccato e del dolore eterno.

Igor Mitoraj_01

Igor Mitoraj_02

Igor Mitoraj_03

Igor Mitoraj_04

Igor Mitoraj_05

Igor Mitoraj_06

Igor Mitoraj_07

Igor Mitoraj_08

Oro di Sicilia_Echi d’eternità_01
Questa fotografia cattura con intensità poetica la maestosità dell’arte classica. La luce, quasi sospesa, trasfigura la pietra in un materiale senza tempo, evocando un senso di continuità tra passato e presente. L’immagine diventa così una meditazione visiva sulla memoria, sulla fragilità della materia e sull’immortalità dell’arte, dove il silenzio delle colonne sembra dialogare con l’infinito. Sul suo volto, la fermezza degli dei incontra l’ombra dolce dell’umano: un istante eterno, sospeso tra gloria e malinconia. Dietro di lui, il tempio — ferita e reliquia — sorge come un eco del cielo, le sue colonne spezzate cantano la misura del divino. Una luce dorata illumina la scena, come un giuramento antico che non si spegne, e tutto — pietra, polvere, orizzonte — diventa un’unica preghiera alla bellezza perduta.

Oro di Sicilia_Echi d’eternità_02
Questa fotografia cattura con intensità poetica la maestosità dell’arte classica. La luce, quasi sospesa, trasfigura la pietra in un materiale senza tempo, evocando un senso di continuità tra passato e presente. Il taglio dell’inquadratura, amplifica la percezione di solitudine e sacralità del luogo. L’immagine diventa così una meditazione visiva sulla memoria, sulla fragilità della materia e sull’immortalità dell’arte, dove il silenzio delle colonne sembra dialogare con l’infinito.

Oro di Sicilia_Echi d’eternità_03
Questa fotografia cattura con intensità poetica la maestosità dell’arte classica. La luce, quasi sospesa, trasfigura la pietra in un materiale senza tempo, evocando un senso di continuità tra passato e presente. Il taglio dell’inquadratura, amplifica la percezione di solitudine e sacralità del luogo. L’immagine diventa così una meditazione visiva sulla memoria, sulla fragilità della materia e sull’immortalità dell’arte, dove il silenzio delle colonne sembra dialogare con l’infinito.

Luce sulla soglia
Quest’opera fotografica gioca sul contrasto tra luce e ombra, costruendo una scena di forte tensione visiva e poetica. In uno spazio urbano antico -Marzamemi-dominato da volumi scuri e pareti terrose, una figura umana vestita di rosso emerge come unico punto di vita e colore, attraversando una lama di luce che taglia la piazza in silenzio. La composizione è rigorosa e teatrale: il vuoto e le ombre dominano la scena, mentre la luce diventa protagonista assoluta, simbolo di rivelazione e di passaggio. La figura solitaria, quasi sospesa in uno spazio metafisico, richiama l’universo di De Chirico e l’estetica del silenzio tipica di certa fotografia contemporanea. L’opera si distingue per il suo equilibrio tra rigore formale e intensità emotiva: un dialogo sottile tra architettura, tempo e presenza umana, in cui la luce diventa linguaggio e il colore un atto di resistenza poetica.

Il bambino e la luce del vicolo
Nel silenzio di un vicolo antico, un bambino si china a dare forma ai sogni, piegando un foglio nella penombra profonda. La luce del tramonto filtra tra le case, accarezzando le pietre consumate e trasformando l’istante in un piccolo miracolo di quiete e innocenza, dove l’ombra sembra ascoltare e la strada trattiene il respiro.

Modica_Il respiro del barocco_01
Modica, dove il tempo sembra essersi fermato. Le case di pietra si arrampicano dolcemente sul pendio, le sfumature calde della luce accarezzano le facciate, rivelando la trama della storia incisa nei muri e nei tetti antichi. Un omaggio visivo alla quieta poesia dell’architettura mediterranea. Le case, disposte in un intreccio quasi musicale, creano un ritmo visivo fatto di pieni e vuoti, luci e ombre. I toni caldi delle facciate, che spaziano dal miele all’ocra, dialogano con il verde discreto della vegetazione e con il chiaroscuro dei tetti antichi, restituendo un senso di armonia e memoria. È un omaggio poetico a Modica, dove la pietra racconta il tempo e la luce diventa linguaggio.

Modica_Il respiro del barocco_02

Modica_Il respiro del barocco_03

Modica_Il respiro del barocco_04

Ragusa Ibla_L’anima in pietra
Questa foto cattura con intensità pittorica il cuore di Ragusa Ibla, sospesa tra luce e memoria. Le case, addossate le une alle altre come in un abbraccio antico, formano un mosaico di pietra e colore che racconta secoli di storia e umanità. La scelta di una resa cromatica calda e vibrante, quasi da affresco, trasforma l’immagine in un dialogo tra fotografia e pittura. Ogni dettaglio — dalle ombre che scolpiscono le facciate ai toni dorati che accarezzano i muri — contribuisce a evocare un senso di intimità e appartenenza. In quest’opera, Ragusa Ibla non è soltanto un luogo, ma un organismo vivo, custode di memoria, identità e poesia.

Siracusa Castello Maniace_01

Siracusa Fontana di Diana_02

Siracusa Fontana di Diana_03

Siracusa Fontana di Diana_04

Sussurri nel bosco

Cosmogonia liquida
In questa immagine l’acqua diventa una mappa del mondo, un universo primordiale dove correnti e riflessi disegnano continenti mutevoli. I piccoli pesci, come particelle di luce, tracciano orbite instabili in un cosmo silenzioso e profondo. La superficie, insieme pittorica e reale, suggerisce il confine tra il visibile e l’immaginato: un luogo in cui la natura si fa astrazione, e la fotografia diventa pittura d’acqua e respiro. È un’immersione nel mistero della forma fluida — dove l’occhio si perde e il tempo galleggia, come un pensiero sospeso nel blu.
carmelo.micieli@yahoo.it